jueves, 22 de mayo de 2008

ACHILLE CAMPANILLE.

Sarà presente alla Fiera Internazionale del Libro di Torino "Autoritratto" un testo inedito di A. Campanile. E' la "Storia" in persona ad intervistare Campanile! Ne viene fuori un’antologia personale particolarissima e una summa del suo metafisico, vertiginoso umorismo, dove poesia e assurdo, malinconia e gioia si fondono magicamente.


Prefazione ad “Autoritratto”
di Achille Campanile



Annoverato tra le opere teatrali, “Autoritratto” rappresenta, in realtà, un unicum nella produzione di Achille Campanile.

Si sa, Campanile ha scritto di tutto. Romanzi, commedie, tragedie in due battute, recensioni di critica televisiva. Ha composto perfino canzoni e molto altro. Ma questo Autoritratto scritto per la Radio e trasmesso il 6 novembre del 1960 (la pubblicazione avvenne soltanto il 3 marzo 1984 sulla rassegna mensile di teatro “Ridotto”), si distingue per l’idea di scrivere un’originale autobiografia.

Probabilmente lo scrittore riteneva di avere già detto tutto e attraverso l’autoritratto del suo lavoro sembra emergere in lui il bisogno di cominciare a raccontarsi. Non è così. In realtà il romanzo "Il povero Piero", una riuscita riflessione ironica sul funerale e sulla morte, nel 1959 aveva interrotto quello che sembrava un dignitoso declino.

Campanile inizia quindi a scrivere la sua autobiografia utilizzando, con una tecnica che oggi diremmo del “copia ed incolla”, pezzi delle sue opere, appunti, freddure, particolarissime tragedie, alternati a brani musicali, rimpastando e miscelando il tutto per ottenere un prodotto letterario del tutto nuovo.

Gli scrittori, un po’ per timidezza e a volte per vezzo, non amano raccontare la propria vita. Non desiderano che si mettano in piazza le loro storie, a meno che a farlo non siano proprio loro stessi. Forse perché molto spesso quanto viene riportato è frutto di racconti, per così dire di seconda mano, che non sempre rispondono alla piena realtà. O perché sanno che difficilmente le biografie raccontano quello che uno scrittore famoso vorrebbe che si dicesse di sé. O forse perché non è facile accettare l’idea di trasformarsi in personaggi, essendo abituati ad essere autori.

Campanile, che ha dato sempre di sé un’ immagine di uomo schivo, lontano dalla ricerca di una gloria che, se arriva va bene, altrimenti pazienza, abbandona con “Autoritratto” ogni pudore ed ogni reticenza.

“Autoritratto” sembra smentire completamente ogni cliché dell’umorista triste, per consegnarci un Campanile che inizia un gioco. Sì, deve aver rappresentato un gioco per lo scrittore, quasi un divertissement.

In realtà, proprio in quegli anni Campanile aveva iniziato ad annotare minuziosamente, su vecchie agende, i suoi ricordi. Momenti importanti della sua sfera personale e del momento storico che l’Italia stava attraversando, insieme a particolari poco significativi della sua vita. E’ curioso notare come lo scrittore compia con i suoi diari una sorta di viaggio a ritroso nella memoria, iniziando solo in quel periodo a mettere insieme e ad annotare, con dovizia di particolari, ricordi, date ed avvenimenti con riferimenti a partire già dagli anni ’20. Diari che il figlio dello scrittore, Gaetano, ha deciso di divulgare attraverso il sito internet dedicato al padre www.campanile.it.

Non bisogna però dimenticare che la vera autobiografia Campanile l’aveva nel cassetto. Dai ricordi della moglie Pinuccia viene fuori chiaro che quei pezzi erano soprattutto tessere del grande mosaico che, in segreto, Campanile stava mettendo insieme per “Benigno” romanzo che sarebbe stato pubblicato nel 1981, solo dopo la sua morte.

Ma “Autoritratto” è appunto un’altra cosa. Vi si trova un Campanile che sembra quasi che abbia voglia di divertirsi, anche quando parla della Morte.

Il tono autocelebrativo che pare debba caratterizzare il lavoro, (è nientemeno la Storia ad “intervistare” lo scrittore), si stempera immediatamente. Lungi dal prendersi troppo sul serio Campanile “gioca” quasi con l’inconsueta e importante Intervistatrice.

STORIA - Permetta che mi presenti: io sono la Storia.

CAMPANILE - Oh, come si mantiene bene. Così antica, e sembra una giovinetta. Fresca come una rosa.

STORIA - Le dirò: io rinasco ogni giorno.

CAMPANILE - Beata lei. E, a che debbo il piacere della sua visita?

STORIA - Ecco, io vorrei che lei mi facesse l'autoritratto del suo lavoro.

Del resto cosa aspettarsi da uno che si dichiarava “L’inventore del cavallo”?

“ La vita non bisogna prenderla sul serio” diceva ”Si vendica, altrimenti. E i miti crollano, uno dopo l'altro, e dunque saperlo prima degli altri è un atto di prudenza.”

E lo scrittore, di fronte alla Storia, non si scompone affatto, raccontando, episodio comune a tutti i mortali, di come abbia pronunciato la prima parola.

CAMPANILE - Sì. M'hanno raccontato che, appena venuto al mondo, mi guardai intorno con curiosità e tacqui, come se pensassi. Ma per parecchio tempo non pronunziai sillaba, tanto che in casa temevano che fossi muto. Non piangevo nemmeno. E dovevano darmi sculaccioni ordinati dal medico, perché assumessi un contegno meno impassibile e piangessi, per rafforzare le corde vocali.

STORIA - Bella età, in cui piangere serve almeno a rafforzare le corde vocali.

CAMPANILE - Una sera fui portato alla finestra in braccio alla balia. Era una sera estiva di festa nazionale e la casa affacciava su una grande piazza tutta illuminata per l'occasione. Gli edifizi erano incoronati di fiammelle palpitanti che ne disegnavano le sagome su quel cielo trasparente e fiorito delle sere d'estate. Fiammelle erano sui davanzali e tutte vacillavano a un vento leggero e profumato, che gonfiava le bandiere e gli arazzi. Su un palco illuminato suonava con calma una banda, piano piano, coi piatti in sordina, che seguivano passo passo una musica lieve.

(Musica di banda che suona quasi in sordina accompagnando un coro di voci )

CORO - (cantando) - Tutte le bande in piazza io lascerò, suonano verso sera tutte per me, suonano piano piano per dirmi che tutte le bande in piazza io lascerò

(Continua la banda in sottofondo)

CAMPANILE - La folla in abiti chiari circolava lentamente, sorbiva gelati, conversava a braccetto in un brusìo carezzevole e sonoro. Alla vista di tutte queste cose, io, che dalla nascita non avevo ancora fatto udire la mia voce aprii la bocca e imprevedutamente feci: "Béé!..." La casa fu in rivoluzione. "Ha parlato, ha parlato!", si gridava al colmo dell'allegrezza e tutti accorrevano dalle varie stanze, manco avessi fatto chi sa che discorso. Ho dopo molti anni pronunziato conferenze in teatri affollati. perfino in America, con intervento di autorità, di ambasciatori. Ma non ho mai più avuto un simile trionfo con una sillaba sola e credo che con una sillaba sola nessuno al mondo l'abbia mai avuto. Quello fu uno dei più grandi successi oratorii che la storia possa annoverare.

“Autoritratto” consente a Campanile di passare in rassegna la sua vita. Dai primi successi ginnasiali con la tragedia giovanile Rosmunda, alle tragedie in due battute, fino ai primi romanzi che furono dei veri best seller per l’epoca. Campanile nel suo abilissimo collage ci dà degli assaggi e sembra voglia dire, parafrasando se stesso, quando apparve sul palco alla prima de “L’amore fa fare questo ed altro”, per placare la folla infuriata, “Se state buoni, ve ne facciamo sentire un altro pezzetto” .

E nel commiato finale la Morte, mai nominata ma sempre rispettata, rimane sullo sfondo.

Campanile sosteneva che prendere in giro la morte sarebbe come fare una specie di lotta con i mulini a vento. Anche perchè non ne sappiamo niente, purtroppo, e ne faremmo volentieri a meno. Comunque, la morte permette di ridere della vita: dei difetti fisici che hanno gli uomini, delle loro debolezze, dell’età.

Ci avrà aiutato Campanile con il suo “Autoritratto” a farci comprendere chi fosse veramente? Uno scrittore? Un umorista? O ancora una volta avrà giocato con noi, raccontandoci una storia, come tante sue storie, dove poesia e assurdo, malinconia e ilarità comminano insieme dandosi la mano e non si separano mai.



Silvio Moretti e Angelo Cannatà








Personaggi:

LUI
LEI
uomo

(In una strada solitaria. Lui e lei, passando, vedono l'uomo che si punta la rivoltella alla tempia).

LEI - Guarda: un uomo che sta per tirarsi un colpo di rivoltella!

LUI (All'uomo) - Che fa, sciagurato?

UOMO - Non vede? Mi uccido.

LEI - Non faccia pazzie, ci pensi bene, prima.

UOMO - Ci ho pensato molto, e la mia decisione è irrevocabile. M'uccido per amore.

LUI - Per amore? E' mai possibile uccidersi per l'amore, che è il sentimento della felicità?

UOMO - Ragazzo! Che sai tu dell'amore! Lasciami morire!

LEI - Per carità, signore, non lo faccia. Pensi che la vita è bella, che le strade dei mondo sono piene di donne e che il tempo risana qualunque ferita.

UOMO - Tutto è vano, signora. lo non torno sulle mie decisioni.

LUI - Ma via, pensi che fra un anno lei riderà di questo momento di debolezza.

UOMO - (cupo) Sa che cosa fa un uomo, quando la donna dei suo cuore non l'ama più?

LUI - Diamine, ne ama un'altra.

UOMO - (c.s.) No. Si uccide.

LUI - Ma no, non s'uccide, lo faccia per i suoi cari.

UOMO - Non insista.

LEI - Lo faccia per il dovere che abbiamo tutti di apprezzare al giusto il dono della vita e di non farne vano gèttito.

UOMO - Retorica!

LUI - Lo faccia per la società.

UOMO - La società dei gas.

LUI - Ma no. Quella dei suoi simili.

UOMO - Bella roba!

LEI - Lo faccia per l'umanità, che attende molto da lei.

UOMO - (amaro) Sta fresca.

LUI - Lo faccia per la sua coscienza.

UOMO - Bubbole. Lasciatemi sparare. Voglio ucciderai.

LEI - Per la patria!

UOMO - Niente.

LUI - Per i suoi morti.

UOMO - Niente. Voglio morire!

LUI - (con cortese imbarazzo) Senta...

UOMO - Dica, dica pure.

LUI - (c.s.) Non mi mandi all'inferno, se le dico una cosa.

UOMO - S'immagini. parli.

LUI - lo non ho il piacere di conoscerla, lei non sa niente di me. Tuttavia, potrei
chiederle un piccolo favore?

UOMO - Se posso...

LUI - Lo faccia per me.

UOMO - Quand'è così, non so dirle di no, francamente.

LUI - Grazie.

UOMO - Le pare. Dovere. Buona notte.

LUI - Buona notte.


(i tre si stringono la mano. L'uomo intasca la rivoltella e via, fischiettando)

LEI - Che persona compita!




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Umberto Eco
da “Maestro del postmoderno” La Repubblica 7 ottobre 1989




Come fa col romanzesco, Campanile amplifica e poi distrugge il quotidiano. Che nello scompartimento di un treno ci siano due signori che si chiamano entrambi Alberto non è eccezionale ma lo è che si chiamino Carlo Alberto, e che non siano due, ma tutti. Salvo uno, che si chiama Filippo, ed esce dicendo (altro richiamo al romanzesco): “ Signori, mi accorgo che la mia presenza in questo scompartimento e di troppo”.

Lo stesso capitolo genera il teatro dell'assurdo quando si scopre che poi nello stesso scompartimento viaggia un commesso viaggiatore che fa settanta piazze al giorno, viaggiando sempre in accelerato, perché vende dal finestrino fischietti per capostazione. Ma è un mestiere impossibile perché quando alla prima fermata il venditore chiede al capostazione se ha il fischietto, quello gli risponde, naturalmente, “Faccia meno lo spiritoso".


Campanile non soltanto amplifica, ma inverte. Filippo contesta a Guerrando di essere l'amante di sua moglie. Situazione banale. Mai due uomini, travolti dallo scandalo cercano disperatamente (parlando con lo stile di due adulteri) di far sopravvivere la loro amicizia ormai socialmente impossibile, e progettano di prendere una garconnière per vedersi in segreto.


Campanile prende i cliché per i fondelli, ma senza cinismo, e si commuove di fronte al cliché più degradato, purché conservi il promo di una emozione. Leggetevi il finale di Se la luna mi porta fortuna la descrizione di un tramonto, visto attraverso la metafora frusta della “ morte del giorno ”. Ma se il giorno muore, che morte sia, e davvero: ed ecco che la descrizione di questo giorno che letteralmente agonizza, tira le cuoia, diventa la meditazione lirica su di un evento che ancorché quotidiano da milioni di anni, è di una tristezza cosmica. Non si ride più, si sorride, ma con una certa tristezza. Campanile ha fatto vera poesia prendendo di contropiede la cattiva poesia. Forse non riesce a liberarsi da una sfumatura di patetico: ma sa benissimo di non essere Leopardi. E' solo uno che dice per scherzo.
Prendere il linguaggio per i fondelli vuol dire prenderlo ”per” la lettera, ottenendo effetti di straniamento. Per esempio assistiamo a un fortunoso salvataggio dopo che il nostromo ha gridato “ un uomo in mare! ”. Poi si scopre che l'uomo era un tranquillo bagnante, seccatissimo di essere stato bistrattato dai salvatori, solerti sino alla respirazione artificiale. Il nostromo si giustifica: che aveva detto? Appunto che c'era un uomo in mare. Se riteniamo che il linguaggio vada preso sul serio, lo si prenda sul serio. L' eccezione conferma la regola? Quindi: "Ci sono regole fatte di sole eccezioni. Sono confermatissime".



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fotobiografia


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Campanile nacque il 28 settembre 1899. Anche se alcune biografie, anche significative ed importanti, gli assegnino come anno di nascita il 1900.
Gaetano Campanile Mancini, padre dello scrittore, svolse attività di "scenarista", cioè sceneggiatore e regista cinematografico all'epoca del muto.
La mamma Clotilde Fiore e la sorella Anna. In famiglia c'era anche un'altra sorella: Elena. Due fratelli: Vincenzo ed Isidoro che morì giovane in un tragico incidente.






Il fratello Isidoro morto tragicamente a 22 anni. La tragedia segnerà profondamente la vita dello scrittore.
Achille con i compagni di liceo. I primi successi dello scrittore nascono proprio sui banchi di scuola. A 11 anni scrisse Rosmunda, parodia di una tragedia di Benelli.
Campanile con il suo professore al Liceo Mamiani di Roma. Era bravo in italiano ma i suoi componimenti erano tutti improntati alla tristezza.






Campanile nella redazione della "Tribuna" dove iniziò la sua carriera di giornalista come correttore di bozze.
Una curiosa immagine di Guglielmo Guasta, direttore del "Travaso delle idee" con il quale Campanile collaborò a partire dal 1922.
1925- Goliardica foto di gruppo con gli amici Guglielmo Guasta, Augusto Camerini e il pittore Amerigo Bartoli.







Ancora una fotografia che lo ritrae, in una particolarissima posa, con il suo amico fraterno Augusto Camerini.
Campanile in una simpatica caricatura di Augusto Camerini.
Gabri del Cairo conosciuta sul treno per Napoli,
la Lucy di "Ma che cosa è quest'amore" del 1923.






Campanile nel 1932, inviato al seguito del Giro d'Italia, inventò il personaggio di "Battista" il cameriere gregario dai lunghi baffi.
Al "Premio Viareggio" nel 1932 vinto dallo scrittore con "Cantilena all'angolo della strada", una raccolta di molti dei suoi scritti giornalistici.
Alla Fiera del Libro di Torino nel 1933 nello stand della Editrice Treves - Treccani che lo aveva lanciato e per la quale lo scrittore aveva pubblicato fino ad allora tutti i suoi romanzi.





Emy Mascagni, figlia del grande compositore, alla quale si ispirò per "Letizia", personaggio del suo romanzo autobiografico "Benigno".
1952 - Una serata in compagnia di Olga Pavan e Dino Buzzati. La Pavan fu la compagna di Campanile per circa dieci anni. Si conobbero nel 1943.
Una tenera immagine di Achille con la moglie Giuseppina Bellavita.






Ancora una immagine con la giovane moglie Giuseppina nel 1959.
Olga Pavan, conosciuta nel '43 dopo la prima moglie. Quella di Campanile per le donne fu una vera e propria passione.
Sempre con Olga Pavan in un viaggio a Parigi nel 1950. Sul retro della foto c'è una curiosa didascalia...






L'autore interpreta uno dei suoi più esilaranti atti unici: "La lettera di Ramesse" nel 1953 nel terzo numero de Il Caffè delle Muse, trasmesso dagli studi tv di Milano per la regia di Alessandro Brissoni.
Lo scrittore e la sua famiglia. Oltre ad essere stati ispiratori di alcuni suoi racconti, "a Gaetano e Pinuccia" ha dedicato tutti i nuovi libri.
Campanile porta a spasso il piccolo Gaetano, nato nel 1956, per le strade di Roma.





Campanile a Capri, nel 1954, insieme alla scrittrice Camilla Cederna.
1958 - Al Premio Bagutta, istituito nel 1926 nell'omonima e famosa trattoria da giornalisti, scrittori e pittori.
Con la Maxwell e Peynet alla presentazione del libro "Codice dei fidanzati" nel 1959.






Con il figlio Gaetano. Lo scrittore lo considerava il suo vero capolavoro...
In un meritato relax familiare a Montecatini Terme con Pinuccia e Gaetano nel 1966...
La famiglia, allargata per l'arrivo di alcuni nipoti, nella tenuta della nuova casa di Lariano nel 1968...






Achille e Giuseppina in una immagine degli anni '70. Pinuccia
, come amava chiamarla, rappresentò una presenza rassicurante e forte a fianco dello scrittore.
Il matrimonio in municipio nel 1971. Il matrimonio civile arrivava dopo 16 anni dall'unione religiosa, avvenuta nel 1955.
Lo sguardo buono di Campanile:scrittore, autore di testi teatrali, di canzoni, di caroselli pubblicitari e "Inventore del cavallo".

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